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Notizia
INTERVISTA
del
01/03/2010
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INTERVISTA AL CORRIERE DI LIVORNO
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Giovanni Conte, 40 anni, è il direttore di Confartgianato dal 2007. L’associazione a Livorno conta 200 iscritti, un numero più che raddoppiato in soli tre anni. Fa parte del cartello di imprese denominato “Impresa Futura†e da ottobre 2009 c’è una rappresentanza anche a Cecina. <br><br>DIRETTORE, CHI SONO GLI ARTIGIANI E CHE COSA SIGNIFICA RAPPRESENTARE UN’ASSOCIAZIONE CHE LI COMPRENDE?<br><br>L’artigiano è colui che abbina il cervello alle mani, colui che col suo lavoro riesce a dar corpo al proprio ingegno. La categoria ricomprende un’ampia serie di figure che vanno dagli impiantisti e i muratori fino agli estetisti e i tatuatori. Curare i loro interessi significa fare da interlocutori tra chi lavora e tra chi invece ha la responsabilità politica,economica e finanziaria sul territorio. E’ un compito che bisogna svolgere con scrupolo e responsabilità .<br><br>CONFARTIGIANATO NON SI È SOTTRATTA A QUESTO COMPITO, A COSTO DI PRENDERE POSIZIONI POLITICAMENTE SCOMODE.<br><br>Sì, è vero. Ci siamo impegnati in alcune battaglie per la tutela dei diritti degli artigiani. Tra queste la più nota è quella per i riparatori navali. Ci siamo schierati al loro fianco perché possano continuare a lavorare e perché vengano individuati i responsabili del degrado dei bacini. In questi anni si sono persi circa 50 milioni di euro di fatturato. Si tratta di una somma che è finita per mancare anche alla città ., sia in termini economici che in termini di occupazionalità . Il comparto potrebbe espandersi fino a richiedere una forza lavoro sicuramente superiore alle 300 unità . Lavoro vero che si radicherebbe nel territorio e che andrebbe ad arricchire la nostra città , la nostra provincia. Non comprendiamo in effetti perchè una risorsa immediatamente disponibile e spendibile non voglia essere utilizzata dal sistema politico in genere<br><br><br>COME È ANDATO IL 2009?<br><br>E’ stato un anno estremamente difficile. La crisi si è riversata, a catena, sui più piccoli. La riduzione delle commesse e l’insolvenza dei committenti ha lasciato gli artigiani con gran parte delle fatture non pagate. Il risultato è stato che le banche hanno ritirato aperture di credito già esistenti e peggiorato il rating. Il fenomeno ha investito anche le aziende più sane><br><br>QUALI SONO STATE LE RICADUTE DI QUESTA CRISI?<br><br>A parte la chiusura di alcune delle imprese, vi sono stati diversi effetti collaterali. E’ aumentato il lavoro nero che ha portato ad una conseguente evasione fiscale di operatori improvvisati, la sicurezza è stata trascurata dalle imprese più marginali e strozzate da contratti ridotti all’osso e ciò ha avviato fenomeni di concorrenza sleale. In un panorama con pochi controlli ai “furbi†e molto su quelli a posto si è incoraggiato uno spostamento di lavoro da quelli che lavorano in regola agli improvvisati che lavorano in nero. Per fortuna gli ammortizzatori sociali hanno funzionato e limitato un po’ i danni.<br><br>LE BANCHE E BASILEA 2 HANNO DELLE COLPE?<br><br>Difficile affermare il contrario. La crisi mondiale si è originata da esse. Gli Stati le hanno aiutate perché sostenessero il mercato; cosa che poi non è avvenuta, forse per salvaguardare il risparmio. La mancata erogazione di credito ha quasi massacrato le piccole e medie imprese. Possibile che per avere una risposta, anche negativa bisogna attendere 3-4 mesi? Per fortuna ci sono degli strumenti che hanno tamponato la situazione ed aiutato le PMI.<br><br>QUALI?<br><br>Ad esempio Artigiancredito. Si tratta di un consorzio di garanzia che dimezza il rischio per gli istituti bancari. Grazie a questo strumento siamo riusciti a salvare una impresa con 60 dipendenti. Il tutto nel silenzio delle istituzioni.<br><br>COME SI È COMPORTATA E SI STA COMPORTANDO LA POLITICA?<br><br>Con tante belle intenzioni e parole e mancanza sostanziale di progettualità coerente a medio lungo termine, salvo qualche eccezione. Gli enti pubblici continuano a pagare i fornitori con grande ritardo e non hanno saputo promuovere efficacemente le varie iniziative di sostegno al credito. Questo sul piano economico. Sul piano progettuale, se si escludono poche persone coraggiose come l’assessore Piero Nocchi e il suo tavolo per lo sviluppo, non si vedono idee chiare. Manca un indirizzo economico del territorio. La politica sembra voler far tutto e il contrario di tutto sullo stesso territorio. Ad esempio, a Rosignano pensano di fare un rigassificatore che occuperà quasi tutta l’area tra vada e Rosignano e di sostenere il turismo col porticciolo. Delle due l’una<br><br><br><br>QUAL È LA VOSTRA RICHIESTA ALLE ISTITUZIONI?<br><br>Serve una maggior coerenza e specializzazione nei piani di sviluppo del territorio, una progettualità definita. Poi, bisognerebbe pensare delle alternative alle attuali economie su base multinazionale del territorio. Soltanto così si può essere certi che il valore aggiunto del nostro lavoro rimanga qui e non se ne vada altrove<br><br>C’È UN SETTORE IN PARTICOLARE AFFANNO SUL QUALE INVESTIRE?<br><br>Uno per tutti:la nautica. Non decolla perché mancano sostanziali strutture turistiche sia di mare che di terra. La nautica da diporto necessita di un porticciolo turistico a Livorno e centri servizi di assistenza. Da Livorno potrebbero partire piccole crociere e circuiti delle isole che adesso non hanno gli spazi per avviarsi. Questo frena anche le attività artigianali connesse. Forse non tutti sanno che, per rifornirsi di materiale nautico tecnologicamente evoluto, attualmente la città di riferimento è Prato. Mentre per la nautica navalmeccanica è totalmente assente una progettualità definita delle attività portuali all’interno del Porto di Livorno, troppi interessi singoli e contrastanti.<br><br><br>PARLIAMO DELLA CITTÀ E DELL’OCCUPAZIONE.<br><br>La mia impressione è che – pur permanendo una situazione di crisi oggettiva che si è portata via numerose opportunità lavorative – una certa occupazione nel territorio vicino si possa trovare. Chi ha capacità di rinnovarsi e qualificarsi senza attendere che siano altri a pensare per lui ha sicuramente maggiori possibilità di reinserirsi nel mercato del lavoro. Occorre incentivare la professionalità e l’impegno nel migliorarsi. Sicuramente questa crisi ha evidenziato che il lavoro inteso nel senso tradizionale di una vita lavorativa trascorsa all’interno di una stessa azienda non esiste più e che il lavoro sicuro e certo è un concetto del passato. <br><br><br>UN ESEMPIO AL RIGUARDO?<br><br>Mancano figure specializzate, in particolare muratori in grado di fare rifiniture. Ma problemi simili si trovano nel reperire tecnici, elettricisti, carpentieri e falegnami di spessore professionale. Mentre determinati lavori, soprattutto quelli di fatica e più umili, sono di fatto ignorati dai livornesi; ecco perché vi lavorano quasi esclusivamente stranieri. <br>
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